GeekQueer a Tokyo (parte 1)


GeekQueer sbarca a Tokyo e tempo di salutare i geekqueer ad honorem (Peppone e Ayumi) che con baracche e burattini si stabilisce ad Akihabara, celebre quartiere dell’elettronica e dei manga.
Spulciando nei vari negozi, tra hotaku e majokko girl, cercherò di riportare qui le visioni più geekqueer in cui mi sono imbattuto tra un sushi e un Vogue Japan.

Primo queer-hotaku-stuff: i manga con protagoniste versioni futanari delle eroine Capcom, e più precisamente di Super Street Fighter 4. Per quei pochi che non lo sapessero futanari (ふたなり) “è un termine giapponese composto, che significa “due metà” o “nuova metà”, ed è un genere di manga o anime giapponese pornografico (comunemente detto hentai in occidente) i cui protagonisti sono ermafroditi o femmine con genitali maschili, spesso esagerati oltre le dimensioni normali” come riporta precisamente Wikipedia.

Quello che trovate qui è un estratto del fumetto “Yuri the rapist”, in cui la protagonista coreana dell’ultimo titolo Street Fighter si ritrova un gran pene invisibile tra le gambe e decide di utilizzarlo violentando le sue colleghe di videogioco. In una rutilante trama fatta nientemeno che di visioni ginecologiche sequenziali, la conclusione arriva con una ChunLi deus ex-machina che sfianca la stupratrice e vince.

Son costretto a inserire alcune tavole con il link VM18 e a pixelare le parti più hot per evitare le ripetute censure.

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Uff, che fatica per qualche disegnino zozzo!
GQ

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