Le grandi inchieste di GQ: i giochi per femmine

Se pensate che sia Grindr l’applicazione gay più peccaminosa del 2012, state sbagliando di grosso: pietra della vergogna, app che tutti usano ma nessuno ammetterà mai è Mall World, emulatore di una commessa in un grande magazzino di marca. Anche se il gioco su piattaforma Facebook viene venduto a un target femminile, ho poche amiche che ne conoscono l’esistenza, ma troppi amici che potrebbero riscriverne le istruzioni.
Il muro sessista che divide il mondo dei giocattoli è la prima grande gabbia che la società cerca di costruirci su misura. La divisione di giochi “per maschi” e giochi “per femmine” a volte è così intransigente da diventare surreale, e non sto parlando di indole o educazione, pensiero innato o coatto, macchinine o bambole, sto parlando di percentuali e professioni.

Un videogioco sulla riparazione di un trattore avrà plausibilmente un pubblico di bambini maschi, perché il 98% di meccanici di trattori è uomo (senza star qui a disquisire sul perché, altrimenti Camille Paglia resta senza lavoro). Un videogioco sulle atlete di nastro, trave e clavette avrà plausibilmente un pubblico di bambine, perché il 99% delle atlete professioniste sono donne (quell’1% sei tu che ti costruivi il nastro con una bacchetta cinese e un rotolo per scontrini rubato alla calcolatrice di papà).
Seguendo questo semplice schema mi son posto una domanda: ma perché continuano a distribuire videogiochi su stylist, fashion design e haute couture a un target di bambine, se il 90% degli stilisti sono uomini?
Perché il mercato non parla chiaramente e non include anche le piccole checche di otto-dodici anni in questo target?
Una bella pubblicità in cui un bambino insulta Barbie per come è vestita, ridisegnando per lei una collezione da paura, sarebbe la campagna pubblicitaria più azzeccata per questo genere di videogame.
Quindi, miei cari GQ minorenni, ho deciso di scaricare tutti i videogiochi per fashion stylist e fashion designers pubblicati per Nintendo DS e ivi recensirli e consigliarveli.

Passion for Fashion: unica nota positiva, oltre la rima del titolo, il posizionamento verticale del DS. La pinup da vestire è calcata probabilmente dalla sorella kazaka di Borat, e anche se il gioco viene spacciato come “storia vera”, non credo proprio che la protagonista Anna sia sbarcata a New York e abbia aperto una boutique in 5th Ave (o almeno non con l’aiuto della sua passione per la moda, ma più probabilmente per un riciclo di soldi mafiosi). Voto: 2, su una scala da 1 a LittleOdessa.

Barbie Sfilata di Moda: Professione Stilista: la vecchia bambolona sempre più magra e sempre più annoiata, ha aperto uno studio di moda e design e ha bisogno del tuo aiuto. Anche qui il posizionamento è verticale e il gioco decisamente uno dei migliori tra quelli visionati. C’è tanto da fare nell’atelier di Barbie, come disegnare gli abiti commissionati, scegliere le modelle e occuparsi anche della sfilata finale. Per fortuna c’è anche Teresa, l’amica latina di Barbie, che arriva giusto in tempo per ramazzare il pavimento e rispondere al telefono: “Signora no es in casa!”. Voto 7, su una scala da 1 a Pinochet.

Charm Girls Club: My fashion Mall: la migliore grafica 3D e il miglior menu di creazione personaggio. Peccato che il titolo si riduca a minigiochi in cui fare la commessa in tempi stressanti. Perfetto per tutti quelli che passano otto ore a far da commesse nei centri commerciali e vogliono passare un paio d’ore a giocare a fare le commesse in un centro commerciale. Voto: 6, su una scala da 1 ad AlienazioneMarxista.

Fashion Designer: high fashion: qui si comincia a far sul serio. Zoè ha un atelier dove assumere modelle, sarte, modelliste. Dopo dieci minuti di virtuale taglia\cuci, ma faticoso come fosse vero, vi sentirete un minorenne di Panaji, manovale delle industrie Nike. Interessante la modalità storia in cui la “Grey Fashion” col suo motto “niente creatività solo soldi“, impartisce lezioni di realismo. Nota positiva: FDHF è l’unico gioco che contempla un uomo, Lucas, l’assistente della protagonista. Non so come si sviluppa la storia in seguito, alla battuta di Zoè : “Oggi ti insegno a stirare“, ho spento senza remore. Voto: 5, su una scala da 1 a StageNonRetribuito.

Fashion Studio Paris Collection: talmente serio da rasentare la noia più arida. Bozzetti, colori, scelta stoffe e poi modello in vetrina per vedere se vende. Solo per fanatiche. Ma fanatiche quelle vere eh. Il capoufficio che dà le direttive per la realizzazione si chiama Anna, e dalla Wintour prende la simpatia e la disponibilità. Posizionamento DS in verticale.
Voto 6, su una scala da 1 a Chehofattoiopermeritarmiquesto.

Groovy Chick Fashion World: mossa commerciale al limite del surreale. Il gioco è una versione inspiegabilmente peggiorata di Passion for Fashion. Niente più pinup dal grande Kazakistan, ora l’intero gioco è ridisegnato da sfortunate bambine tetraplegiche che provano a usare colori a cera con la bocca, cercando di non mangiarli. Guardare quei tristi scarabocchi ti si stringe il cuore e non avresti mai immaginato di rimpiangere quei bozzetti in Windows Paint della versione originale. Quando dicono fashion, ma intendevano freiiishhhhschiin. Voto 1, su una scala da 0 a Cottolengo.

Imagine Fashion Designer New York: Colonna sonora da Gossip Girl, gergo tecnico (top-notch fashion agency) e ambientazione Diavolo Veste Prada, giusto per insegnare ai piccoli designer che di direttrici come Mrs Baker ne è piena una vasca di squali. La prima cosa che viene dato al giocatore è un palmare con cui la Baker chiamerà senza sosta, per riempirvi di commissioni, lavori, ansie e terribili sensi d’inferiorità. Più che un gioco, un cinico esperimento clinico per vedere se anche a otto-dieci anni è possibile esser vittime di stress lavorativo, alopecie, impotenza, complicazioni cardiorespiratorie, nevrosi sociale e psicosi conclamate. Voto 9, su una scala da 1 a Ceruleo.

Jojo’s Fashion Show: la stilista Jojo Cruz torna sulle passerelle e questa volta dovrà vedersela con la spietata critica di giornalisti come Claudio Maximino, vero guru della moda di New York. In questo gioco più che gli abbinamenti, conta la velocità con cui scegliere capi adatti per la collezione invernale e quelli per l’estiva. Rispetto a Imagine FDNY questo è un videogame per cerebrolesi come me, che avaranno la possibilità però di vestire non solo modelle ma anche modelli. Il divertimento si estingue molto prima della batteria del vostro DS. Voto 4, su una scala da 1 a Cambiodistagionedell’armadio.

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