Sailor Moon: ti educherò vestendo alla marinaretta

Se sei stato anche tu adolescente negli anni ’90 saprai per certo che la serie animata di Sailor Moon (Bishōjo senshi Sērā Mūn, Toei Animation, 1992 – 1997), tratta dall’omonimo manga di Naoko Takeuchi, fu un planetario successo di cui ancora oggi si avvertono i clamori. È pure vero che di serie animate in cui troviamo ragazzine che si trasformano in combattenti e lottano senza esclusione di colpi il nemico di turno ce ne sono tantissime. Se in più usano oggettini delle più bizzarre fogge pieni di cuoricini e stelline rosa, come nostra signora estetica kawaii comanda, la lista si allarga immensamente. Serie di questo tipo non brillano certo per originalità o complessità della trama che è invece decisamente ripetitiva, così come la narrazione. Allora come si spiega il successo che Sailor Moon e compagne hanno rastrellato nei paesi di mezzo mondo? Io ho un sospetto, più che una teoria, che spiega perché questa serie animata è passata alla storia anche come la più censurata, rimaneggiata, sventrata e ricucita dalle reti Mediaset e le sue macellerie di chirurgia plastica morale. Ve lo illustro brevemente attraverso alcuni dei suoi personaggi.

Bunny (Usagi Tsukino) e le guerriere sailor

Esiste una sostanziale differenza tra Bunny e tutta la schiera interminabile di “maghette” alla giapponese. Sebbene anche le guerriere Sailor si possano ricondurre all’estetica kawaii tipica delle produzioni shojo, a differenza delle varie Creamy, Emi ed Evelyn, esse non aspirano a diventare regine dello show-business e, in quanto combattenti, propongono un modello di femminilità guerriera, determinata e letale. A differenza delle donne-guerriere occidentali che vengono sempre caratterizzate in modo fortemente mascolino (come ad esempio Ripley o Vasquez della saga di Alien), le guerriere Sailor sono in grado di unire qualità shojo ad una capacità d’azione fortemente shonen. Come a dire “ora ti faccio a pezzi si ma con un make-up pazzesco”.
Una bella liberazione dalla dittatura di Barbie, no?

Zakar (Zoisite) e Lord Kaspar (Kunzite)

Lord Kaspar e Zakar sono due generali delle tenebre al soldo della perfida regina Metallia che vivono un’appassionata relazione omosessuale in perfetto stile shonen-ai: uno forte, robusto e protettivo, l’altro tanto delicato da sembrare una ragazza. Qualità questa che permise a Mediset di appioppargli una bella voce femminile e presentarlo così al pubblico di quattordicenni in tempesta ormonale come una più rassicurante donna biologica. Noi preferiamo ricordarli così:

Sailor Uranus – Heles (Haruka Ten’ou) e Sailor Neptune – Milena (Michiru Kaiou)

Heles e Milena c’è poca da fare, sono proprio lesbiche. Sono così lesbiche che la stessa Mediaset ad un certo punto gettò la spugna. Tagliò qualche scena, ripulì qualche dialogo ma alla fine si arrese. Avrebbero dovuto dar in pasto alla fiamme l’intera serie e i diritti erano costati cari. Meglio affrontare l’associazione genitori. E quindi eccovele qua in tutto il loro splendore di coppia saffica.

Fish’s Eye (Amazon Trio)

Il più equivoco del terzetto amazzonico, Fish’s Eye, era invece proprio una travestita. Amava agghindarsi come una ragazzina di Shibuya e sceglieva le sue vittime sempre tra aitanti giovanotti. Memorabile la scena in cui tenta di baciare Marzio con buona pace di Bunny. Mamma Mediaset anche in questo caso gli fece il dono di una bella voce femminile. Sono sicuro che avrebbe gradito anche una sessione di depilazione definitiva con il laser.

Sailors Starlights

Ultime ma prime nel mio cuore, le Sailor Starlights. Seiya, Yaten e Taiki sono i rappresentanti della classica boyband di aidoru venerati dalle fan ma custodiscono un inconfessabile segreto. Grazie ai loro poteri sailor possono cambiare sesso, vestire iperstriminziti completini fetish di pelle nera, tacchi vertiginosi e difendere la pace nella galassia anche grazie ad un bel paio di tette. Possiamo solo immaginare le facce che fecero a Mediaset la quale  si inventò, in uno sforzo creativo che deve essergli costato più di qualche neurone, che durante la loro trasformazione i bei cantanti fossero sostituiti dalle loro sorelle gemelle. E se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato un carretto. Le Sailor Starlights, io le ho amate tantissimo e le loro bacchette avrebbero certamente fatto felici certe amiche mie. A voi la loro trasformazione.

JG.

3 thoughts on “Sailor Moon: ti educherò vestendo alla marinaretta

  1. Riccardo Kaiser says:

    Bellissimo articolo! Sailor Moon tutta la vita soprattutto per queste tematiche all’avanguardia per l’epoca in cui è stata trasmessa la serie tv in italia (benché ovviamente la censura abbia oscurato tutti i riferimenti lgbt).
    A distanza di anni e anni, Sailor Moon rimane nel mio cuore!!

    so proprio frocio.

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  2. janetgeekson says:

    ahahahahah grazie Riccardo! 🙂

    ps. lo siamo tutti…e quanto ce piace!

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