Tutti i miei bishonen: il film dei Cavalieri dello Zodiaco

Ieri è uscita in Italia la riduzione cinematografica della serie I Cavalieri dello Zodiaco: un lungometraggio d’animazione 3D che vuole riassumere la saga più famosa dell’anime, quella chiamata “delle dodici case”.
In realtà il film è uscito in Giappone il giugno dello scorso anno e quindi son davvero pochi gli appassionati che hanno aspettato la versione italiana, e da quel giorno l’internerd è pieno di critiche, bestemmie e minacce di morte.

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A esser sincero, io ‘sti Cavalieri dello Zodiaco non li avevo mai visti e quando all’ora di pranzo intercettavo nello zapping qualche scena, rimuginavo su quanto poco interessante fosse la sequela pressoché identica di schiaffoni e calcioni dati a destra e manca. Quindi ho passato le ultime vacanze di Natale guardando quasi tutte le serie (dalla saga della Guerra Galattica a quella di Nettuno) per arrivare preparato al film, e stupendomi dell’uso spropositato, esaltante e ammaliante della figura del bishonen.

Chi è il bishonen?

Con il termine bishonen si indicano quei personaggi maschili che rispondono a un canone di bellezza tipicamente giapponese, più delicato e androgino rispetto al virile mascellone occidentale.
Il bishonen è sempre stato un mio corto circuito culturale perché emblematico esempio/modello del ragguaglio tra la nostra cultura e quella orientale. Il bel ragazzo nell’accezione moderna giapponese è raffinato, delicato, magro, androgino e c’ha un sacco di capelli, ben diverso dal nerboruto, rasato e rude modello occidentale.
Dai ragazzi di Shibuya e Ginza ai Visual-Kei delle boyband giapponesi è un florilegio lineamenti che ridisegnano i canoni del genere.
Poi da noi c’è sempre Jason Statham, ma va bene pure così.
Tutto quello che so sui bishonen io l’ho imparato da questo bellissimo libro, che è tipo una delle bibbie per ogni geekqueer e si chiama Shonen Ai, di Veruska Sabucco, edito dalla Castelvecchi.
Vai con la selfie-diapo.

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Ora dopo sta necessaria prosopopea, scopro che i Cavalieri dello Zodiaco sono un’ampia enciclopedia sul tema e che mi ha divertito tantissimo questa cosa: in primis perché assolutamente inaspettata, poi per la tenera confusione dei doppiatori italiani che alla fine degli anni ottanta si son ritrovati a gestire generi e trans-generi, laddove ipotizzavano la semplicità semiotica dell’Ape Maia.

Ma ora vi faccio una bella lista dei miei 6 bishonen preferiti:

6° POSTO
Mime di Asgard, per il doppiatore italiano che ha pensato bene di imitare Leopoldo Mastelloni.

Mime

5° POSTO
Afrodite dei Pesci (sic!) o Fish, il cavaliere d’oro della Casa dei Pesci, perché il più bello della volta celeste a detta di tutti i cavalieri e io ne convengo.

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4° POSTO
Eris, cavaliere d’Argento (o Misty della Lucertola per gli spagnoli), perché per uno schizzetto di sangue, pianta una sceneggiata che non ne avete un’idea.

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3°POSTO
Artax di Asgard. Ho adorato la saga di Asgard: è una chiara e profonda metafora del fashion system anni ’90, quando arrivarono le russe a conquistare le passerelle.

artax017

2° POSTO
Andromeda, che viene presentato così:

Schermata 2014-12-18 alle 23.22.59

Combatte i serpenti a bocca aperta,

Schermata 2014-12-18 alle 21.04.56

e salva gli amici limonandoseli.

Schermata 2015-01-10 alle 21.50.47

AL 1° POSTO
Gemini, la parte buona di Arles: che ha creato così tanta confusione ai doppiatori, che alla fine hanno optato per una voce di donna, mantenendo però la coniugazione al maschile e dando a tutti noi una lezione di transgenere che in quegli anni manco nelle università della California.

GeminiSaga

2 thoughts on “Tutti i miei bishonen: il film dei Cavalieri dello Zodiaco

  1. Chris says:

    Mime di Asgard fa fa parte degli “avversari di Shun” (Andromeda). Gli OAV e la saga di Asgard (che è un filler) erano molto formulaici: Seiya (Pegasus) doveva avere come primo avversario un armadio, Shiryu (Sirio) doveva combattere senza armatura, tutte, ma dico tutte, le armature dovevano finire in granita entro la battaglia finale. E, soprattutto, Shun (Andromeda) doveva avere come avversario un individuo ambiguo quanto lui. Che ovviamente non riusciva ad affrontare da solo e quindi doveva arrivare il virilissimo fratellastro Ikki (Phoneix) a soccorrerlo. Perché si sa, per rimettere al suo posto una checca malvagia occorre un maschio vero.

    E volevo chiederti se hai mai dato una sbirciata al design del manga: per come erano disegnati avrebbero potuto tranquillamente essere donne con poco seno. Hanno reso i fisici un po’ più maschili nell’anime, ma nella saga riempitiva di Asgard si sono stancati e hanno ripreso a disegnarli senza muscoli.

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