Antisocial: litigate in rete

Se c’è una cosa risaputa di Facebook è quell’algoritmo che ti propone cose e argomenti che ti interessano. Solo quelli. Che non c’è molto da scandalizzarsi perché tanto lo si fa (o almeno sarebbe auspicabile farlo) nella vita reale: io un amico che non la pensa come me e che non ha i miei stessi interessi, non vedo perché dovrei frequentarlo.
Io che non ho nessuno scrupolo neppure di allontanare i parenti se non rispettano i punti fondamentali della socialità e del rispetto.

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Per i social network attuo più o meno la stessa politica. “Complimenti, credi che si cresca seguendo solo le persone con cui andiamo d’accordo?” mi ha risposto in un tweet un bambolotto della tv videoludica dopo i suoi elogi politici a Salvini.

Sì, ne sono convinto se queste son più preparate di me, o almeno so per certo che non posso imparare proprio un bel niente da persone ignoranti e razziste.

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Di questi tempi c’è  l’atteggiamento del “democrazia è esprimere qualsiasi opinione, e io lo sto facendo. Se tu non la rispetti, sei tu il fascista”.

Benché sia più propenso per una monarchia matrilineare posso dire con certezza che no, la democrazia non funziona così. Se il tuo pensiero è violento o esclude qualcuno dai diritti e dal rispetto, non è una discussione è prepotenza. La violenza è sempre condannabile. Le parole che la rappresentano, pure. La Storia ha già decretato che con i “contro” e con i “tranne” si perde. Amen. Stacce.

Leggo di politici che si offendono se vengono appellati come omofobi. Fanno bene, è un’accusa molto grave e vergognosa e il sentimento che provano è giusto. Tralasciando il fatto che se qualche persona LGBT l’ha appellato così, nel 99,9% dei casi l’ha fatto a ragion veduta, c’è solo un modo per dimostrare il contrario: non esserlo più. Stacce 2.

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Sarà che a 37 anni son diventato un ometto, sarà che bazzico i social dai tempi di mIRC, ma di infilarmi in lunghe litigate virtuali, o cercar di spiegare in chat concetti che dovrebbero ormai esser acquisiti dalla maggioranza, bé non rientra più nelle mie priorità.
Purtroppo i social network difettano di empatia ed è molto difficile:
– vedere in prospettiva (leggi: mettersi nei panni di);
– astenersi da un giudizio tranchant;
– riconoscere le emozioni;
– avere la capacità di comunicarle;
(ma hanno altre diecimila cose belle, eh).

Quindi in rete si va solo per fare “like” ai gattini?
No, dico solo che io ci vado per divertirmi, mantenere contatti con amici lontani, e imparare tantissime cose nuove.
Il motore di internet non è mai stato Google, bensì la curiosità; ma non per delle ovaie di una sfortunata.
E sì, ognuno è libero di dire cazzate, ci mancherebbe, ma proprio non capisco quand’è che si è persa la decenza di non mostrarsi ignoranti.

Ora voglio essere propositivo: so che nel litigio on line c’è una componente di sfogo che potrebbe attrarvi, chissenefrega se non ho le competenze per entrare nella discussione, vuoi mettere la soddisfazione di lasciare l’altro senza parole, commenti, gif o like?Desistete e giocate a POSH WRESTLING.
È gratis, lo potete scaricare QUI, per giocarlo c’è bisogno di un compagno accanto a voi, e vi assicuro che dopo capirete meglio quello di cui parlo.

1 thought on “Antisocial: litigate in rete

  1. ddd says:

    Sul serio?
    Vuoi dirmi che tu conosci solo persone appassionate di videogiochi? 🙂
    Non credo che l’amicizia possa avere confini così delineati.
    Anch’essa come l’amore viaggia su strade che non si trovano su mappe o percorsi prestabiliti.
    Ti chiedi: “io un amico che non la pensa come me e che non ha i miei stessi interessi, non vedo perché dovrei frequentarlo”.
    Mi viene da risponderti: “perché nessuno la pensa esattamente come te su qualsiasi argomento. E avere gli stessi interessi non significa essere interessati, o buoni amici”.
    Quanto valore in più c’ è in una persona che, pur non pensandola come te, sa rispettarti?
    Penso che il valore più importante, in questo caso, sia proprio la capacità di riconoscere il valore della diversità e considerarlo come principio primo di una giusta e corretta socialità.
    Non so perché hai messo insieme amicizia e democrazia. Ma va bene, probabilmente è l’avanzare della senilità che non mi fa cogliere le congiunture. 😉
    E probabilmente per la stessa ragione non ho capito cosa vuoi dire con: “ma proprio non capisco quand’è che si è persa la decenza di non mostrarsi ignoranti”.
    In ogni caso, senilità galoppante a parte, accetto il tuo consiglio e proverò, io che non sono un appassionato di videogame, a giocare con POSH WRESTLING.

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