Il Super Boss? Brutto, cattivo e gay

Più volte abbiamo parlato dei picchiaduro a scorrimento in cui le rappresentazioni glbt occhieggiavano in maniera subliminale, suggerita o a volte palese: l’omoerotismo di Double Dragon, i riferimenti iconografici di Final Fight, il travestitismo in Knuckle Bash.
Per tutti gli anni ’90 i beat’em up daranno dei gay quella che è l’idea pregiudizievole della società del tempo, ovvero sordidi personaggi vestiti di pelle\travestiti e ossessionati dal sesso.
Non sempre, ma nella maggior parte dei casi.
E’ interessante vedere come i personaggi glbt rientrino sempre più spesso in quella figura che Vogler nel suo Viaggio dell’eroe, chiamava Il guardiano di soglia, ovvero l’antagonista che incarna in sè i valori negativi del protagonista a far così risaltare la straordinarietà e l’integrità dell’eroe.
Il Guardiano di soglia nella struttura morfologica di Vogler è quello che nei videogichi incontriamo nell’avvicinarsi all’ultimo livello, alla sfida finale, permettendo così al personaggio principale di comprender meglio sè stesso e affrontare la sua sfida ultima. Penso così al gay in pelle nera di Vendetta, ad Ash di Street of Rage 3, la bella Poison di Final Fight e anche Birdo di Super Mario Bros 2, atti a incarnare il nemico, il più delle volte inseriti in un contesto disagiato, periferico, delinquenziale.
Ma per sua stessa valenza la figura del Guardiano di soglia si perde nel numero, nell’orda, nel gruppo che si scontrerà con il protagonista, ricalcando la sua unicità: il personaggio glbt in questo caso è uno dei tanti reietti.
Ben diverso è quindi se il personaggio glbt è il Super Boss Finale, assurgendo quindi a quella che Vogler chiama Ombra, ovvero la sfida finale e più pericolosa dell’eroe.
Se L’Ombra rispetto al Guardiano di soglia non si discosta nel suo valore negativo, è indubbio che abbia un ruolo fondamentale e quindi più visibile, al pari dell’eroe protagonista.

Di Ombre gay nel panorama videoludico non ce ne sono tantissime, ma l’altro giorno sono incappato nel gioco Guardians of the ‘Hood un vecchio picchiaduro a scorrimento con grafica digitalizzata (lanciata all’epoca con Pit Fighter prima dei vari Mortal Kombat).
Il gioco è davvero la summa di quello fin qui detto: quattro livelli in cui si dovranno affrontare i reietti di una periferia ovvero i giamaicani, i cinesi, i russi\punk e alltogheter prima di arrivare a quel Super Boss che per tutto il tempo ci ha insultato, additandoci dall’alto del suo Armani, e affrontarlo.

Che sorpresa scoprire che l’uomo in doppiopetto difeso da virago spietate è in realtà una donna che nasconde una tenuta da mistress con tanto di frusta elettrica.
Reiettissima, cattivissima, lesbicissima.
GQ

3 thoughts on “Il Super Boss? Brutto, cattivo e gay

  1. fmsaziri says:

    Knuckle "Bush"? Tsk, tsk. Facciamo finta che sia un errore di digitazione, nonostante i tasti della "a" e della "u" siano ben distanti tra loro. O forse pensavi già alle grazie del boss finale? 😛

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