La prima volta che dissero “omosessuale”

A cavallo tra avventura di testo e avventura grafica è il gioco Ciruit’s Edge (Infocom, 1990 per DOS) tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di George Alec Effinger del 1987.
Ambientato nell’anno 1962 del calendario musulmano, 2202 di quello cristiano, il detective privato Marid Audran indaga nel quartiere arabo di una città sconosciuta chi ha incastrato il suo amico per l’omicidio di Kenji Carter, infiltrandosi nell’associazione criminale chiamata Budayeen. Il “circuito” di cui si parla è quello dei bar, dei pub, dei casini e degli strip-club in cui il protagonista si troverà a interrogare delinquenti, punk, prostitute, spacciatori e informatori poco raccomandabili.

Con un count-down incalzante a sottolineare il tempo reale del gioco, avremo solo poche ore per recuperare il notebook, prova essenziale per scagionare il nostro amico, sarà facile trovare tra il giro di prostitute anche molte transessuali come Lily, frequentatrice del Red Light Loung, o Blanca, o fare quattro chiacchierare col migliore amico del protagonista, un transgender FtoM.

Circuit’s Edge è anche il primo gioco a utilizzare la parola “homosexual”, omosessuale, apertamente, senza ironia o dileggio e senza nessun giro di parole. Da segnalare che quel “strictly homosexual” che compare nella sua descrizione, non è totalmente gratuito, dato che verrà ugualmente utilizzato nelle descrizioni di altri personaggi, come “strictly heterosexual” rispettando così una sorta di par condicio.
GQ

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