Eartbound: una conchiglia ripiena di Drag Queen

Torna Geekqueer nella sua veste ufficiale e finalmente utile: lo studio dei personaggi lgbt nella storia dei videogames.
Chi ha riconosciuto la copertina della cartuccia SNES qui su avrà fatto un balzo, gli altri invece avranno pensato a chissà quale scena sadomaso con tutine in vinile e borchie. Il gioco Earthbound è in realtà uno di quei titoli celebri nella nicchia e sconosciutissimo ai più, sia per un lancio di confino, che per un genere, quello Adventure-RPG impermeato di cultura jappo fino all’ultimo pixel.

Il nome originale era Mother 2 (Nintendo, Ape Inc., Hal Laboratory, 1994), ma in occidente si preferì mutarlo in Earthbound anche per togliere quel “numero 2” che avrebbe suggerito un sequel e quindi fatto desistere il pubblico dall’acquisto. Il titolo della Ape Inc, nasce quindi già in una coperta tessuta di problemi e limitazioni: nella traduzione all’inglese ci fu uno dei più profondi e massicci ripulisti capitato a un videogame, via segni e contenuti che potevano risultare offensivi per la nostra cultura (come croci e alcol) e inusuali dialoghi tra i personaggi, legati da quelle amicizie con compagni più grandi, “senpai”, ma da noi ambigue e a volte morbose. Così per esempio risulta l’amicizia tra Jeff e Tony, due ragazzini con uno strano rapporto di sudditanza del più piccolo verso il maggiore. “I due sono gay” tacciò subito la rete, e nessuno si preoccupò di smentire, anzi, vent’anni dopo uno dei game designer confermò i sospetti che come gossip avevano abitato i forum di videogiocatori.

 

 

 

 

 

 

 

I riferimenti alla cultura gay si fanno più espliciti nel seguito, rilasciato anni dopo per Gameboy Advance col suo nome originario, Mother 3 (Nintendo, Brownie Brown, HAL Laboratory, 2006), in cui un’intera comunità di drag queen chiamata The Magypsies vive in una conchiglia rosa al centro di un lago, una caverna ottimamente arredata come solo il cattivo gusto baraccone di una drag può dettare.

A metà tra fate e zingare, ecco le nostre Magypsies riposare su ottomane, ricevere ospiti su signorili poltrone e imbandire banchetti per il té. Ai protagonisti capitati in questo avamposto haut-couture, il capo del gruppo -dalla vistosa parrucca fucsia- presenta le sue amiche dai nomi assolutamente consoni a una travestita: Aeolia, Doria, Phrygia, Lydia, Mixolydia e Locria.
Barba, ombretto, rossetto lucido e tacchi alti caratterizzano i simpatici personaggi dalle battute sferzanti e dal cuore tenero.
Per vedere il gameplay della sequenza, basta cliccare qui sotto.

E’ proprio vero: la lingua di una drag è tanto velenosa quanto è grande il suo sedere.
GQ

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