Mizhena e i bagni di Baldur’s Gate

In effetti sono un po’ confuso, la cronaca politica e sociale delle ultime settimane si innesta in questioni da wc: ma le persone transgender in che bagno devono andare?

E Mizhena di Faerun, deve chiedere il permesso ai videogiocatori quando le scappa la pipì? Ma davvero nel 2016 la Generazione Z s’infiamma di reazioni così violente per una sfumatura di sessualità?
Su la Stampa, Dario Marchetti ci racconta cosa è successo.

Gay, bi, trans e non solo: le mille sfumature della sessualità nei videogiochi
L’arrivo di un personaggio transgender nel titolo Baldur’s Gate ha fatto infuriare migliaia di giocatori. Ma l’identità sessuale nei videogame è un tema discusso fin dagli anni ‘80

Mizhena è una transessuale. Solo che invece che a Parigi, Milano o New York, vive in una piccola città del regno di Faerun, l’ambientazione che fa da sfondo al videogioco di ruolo Baldur’s Gate. Ma per quanto digitale, l’esistenza stessa di Mizhena ha dato vita a una serie di polemiche piuttosto reali, portando molti giocatori a criticare duramente gli sviluppatori del titolo. “Il gioco mi piace, ma perché ci avete ficcato dentro tutti questi temi di giustizia sociale?”, scrive in Rete l’utente King Midas, mentre su Madness non gradisce “questa roba da politiche gender. Non voglio avere a che fare con questa merda che rovina l’immersività del gioco”.

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Come a dire che in un mondo fatto di elfi, mostri, draghi e magie sia, guarda un po’, proprio un transessuale a stonare con l’atmosfera del gioco. Un’accusa del tutto infondata visto che, solo se interrogata dai giocatori, Mizhena si limita a spiegare di essere “nata maschio, e cresciuta come tale dai miei genitori. Col tempo, ho capito invece di essere una donna: ho creato il mio nome usando sillabe proveniente da varie lingue. Riflette pienamente ciò che davvero sono”.

Certo, nonostante la pioggia di commenti negativi sparsi in Rete, le critiche di questo tipo sono solo una piccolissima parte. Ciò non toglie però che nel mondo dei videogame ci sia ancora un tabù che riguarda l’esistenza di personaggi gay, bisessuali o transessuali. Una simile polemica si era infatti già scatenata qualche anno fa, quando nel gioco di ruolo Dragon Age: Inquisition fu inserito Dorian, un mago elementale che aveva l’unica colpa di essere omosessuale. Allora come oggi, buona parte dei giocatori andò su tutte le furie, con migliaia di lettere spedite agli sviluppatori al grido di “non voglio che mio figlio sia esposto a contenuti omosessuali”, accusando l’editore Electronic Arts di essere vittima delle famigerate “lobby gay”, spesso evocate anche dai politici nostrani.

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Ma l’unica critica davvero sensata, portata avanti da anche molti membri della comunità LGBT, è che spesso questi personaggi non siano scritti poi così bene, trasformando omosessuali e transessuali in stereotipi digitali viventi che niente hanno a che fare con le persone reali. Un problema che però riguarda i videogame a 360 gradi, visto che anche gli etero si vedono spesso rappresentati come montagne di muscoli semoventi o eroine sexy dal fisico perfetto.

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In ogni caso, gay, bisessuali e transessuali sono presenti nel mondo dei videogiochi da molto più tempo di quanto non si creda (…) E non c’è niente di strano: i videogiochi, così come i libri, i film, i fumetti e persino i cartoni animati, ci raccontano non solo il mondo che vorremmo, ma anche il mondo reale, così com’è lì fuori, nella vita di tutti i giorni. Che vi piaccia o meno.

Glielo perdoniamo a Dario il fatto che non conosce Geekqueer o Videogaymes? 😉

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