Una transizione all’infinito

Non sono il vostro modello di valori che non condivido.

Capita che l’altro giorno faccio una cosa che non avevo mai fatto. Una di quelle che ho sempre voluto fare e che nel tempo si sono incancrenite nelle loro difficoltà e nelle loro comodità fino a diventare ostacoli.
Quindi, capita che l’altro giorno ho deciso di superare quell’ostacolo che ho avuto nel mio campo visivo da quando ne ho memoria e che il suo ingombro so bene essere assolutamente soggettivo.

Ieri quindi per la prima volta sono uscito in canottiera.
Non solo sono uscito in canottiera ma ci sono andato in palestra, dritto nella caverna dei draghi dove gli specchi giudicano crudelmente nelle dirette comparazioni degli altri avventori.
Eccoti lì, mentre provi a tirar su quei manubri fissandoti allo specchio e vedere un corpo che per standard supera il tuo in tutto.
Eppure di foto in canottiera ne ho sempre fatte. A casa.
Ne ho anche alcune in spiaggia, in costume. Ma solo negli ultimi tre anni. Fa tutto parte di un lungo percorso di accettazione del mio corpo di cui le cause sono solo cazzi miei.
Ma insomma io in canottiera non ci sono mai uscito di casa.

Preso dall’euforia del successo conquistato, da quella vista finalmente sgombra, posto una foto in cui ambiguamente celebro un traguardo personale atteso da tanto, non dico quale.
I commenti ricevuti davano per scontato che il mio traguardo fosse la perdita di peso, di un percorso di lungo allenamento di un corpo grasso e ora magro.
Ma i commenti in realtà erano complimenti, congratulazioni, encomi.
Ho cancellato subito la foto.

Sono abbastanza intelligente per sapere che il mio corpo ora, in questo momento della mia vita, pare raccontare altro, ambasciatore di valori legati ai corpi conformi. Ma so anche di quanto io ne sia vittima e di quanto la storia del mio simulacro sia invece una transizione che non finirà mai.
Il passato del mio corpo è una stanza a tenuta stagna, quello che diventerà non ha nulla a che vedere con modelli da seguire, tantomeno di valori che rigetto.
Quindi non sarò il vostro motivatore di percorsi salute, né della tossicità della diet culture, non vi dirò quanto sia utile andare in palestra o non andarci.
L’unica forza centripeta che mi ha compresso in questo standard conforme, è la non accettazione del mio corpo di origine.

Resterò sempre e per sempre sostenitore di un percorso di autodeterminazione del proprio corpo che sia personale, libero e non imposto. Qualunque mezzo, se ti può servire ad avvicinarti a quell’infinito che non saremo mai. Perché non lo saremo mai, lo sai vero?

E nel frattempo ci sarà la speranza nel disinnescare quest’idea che l’accettazione passa attraverso i corpi, o forse riusciremo persino a capire che dell’accettazione del mondo non ce ne dovrebbe fregare un cazzo.
Ma sarà tardi e avremo postato un altro selfie.